Il territorio

Nuoro: le comunità monastiche

L'origine delle comunità monastiche

Quando l'imperatore d'Oriente Giustiniano I liberò la Sardegna dall'invasione dei Vandali, protrattasi per un centinaio di anni dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente, in tutta l'isola cominciarono a fiorire comunità monastiche bizantine contrapposte a quelle pagane. Queste antiche comunità risiedevano in piccoli agglomerati urbani sviluppatisi intorno ad una chiesa e parte degli edifici erano destinati ad ospitare i fedeli che si recavano alle funzioni religiose. In seguito, durante la dominazione pisana del XII secolo, le comunità bizantine di Nuoro cedettero il passo alle comunità monastiche cattoliche, specialmente di ordine benedettino, che costruirono diversi monasteri e si adoperarono per l'edificazione di pievi e strade urbane, curando altresì la coltura e la tenuta dei fondi agricoli.

Dai bizantini ai benedettini

L'originaria presenza bizantina nel territorio nuorese è attestata dai reperti tombali rinvenuti nel quartiere San Pietro e dai ruderi della chiesa di Nostra Signora d'Itria alle pendici del Monte Ortobene. L'intera provincia di Nuoro, successivamente, venne ricompresa nel cd. salto ecclesiale di Girifai, una zona franca extragiudicale, nella quale si insediarono i monaci benedettini e cistercensi con tre importanti fondazioni in grado di intrattenere rapporti con le potenze circostanti: il monastero di San Giovanni Battista "Su Lillu" (Il Giglio), il monastero di San'Angelo e di Santa Maria e il monastero di Santa Maria di Gultudolfe.

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